IMPRESA incontra l’ On. Claudio Durigon per un confronto sulle proposte presentate nel suo documento al Min. Franco. La novità sarà il “Decreto Impresa” per sostenere l’Economia
18 Marzo 2021Vaccinazioni dei lavoratori nelle aziende. Intervistato il Direttore Generale di IMPRESA
16 Aprile 2021IMPRESA l’Associazione dell’Industria e delle Piccole e Medie Imprese aderente al sistema delle Confcommercio, con una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi e ai Ministri dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco e dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, lancia un grido d’allarme sull’ingiustificata impennata dei prezzi delle materie prime che sta seriamente danneggiando le aziende, già duramente colpite dall’emergenza sanitaria ed economica.
Il Presidente d’IMPRESA Giampaolo Olivetti: “Tale fenomeno sta interessando in modo trasversale tutti i settori produttivi compreso quello edile e le aziende da mesi sono in fibrillazione a causa dello spropositato aumento delle materie prime e del materiale, non più sostenibile. A monte di questi incrementi c’è la ripresa dell’economia cinese e in parte anche di quella americana che “fagocitano” il fabbisogno delle forniture e innescano l’impennata dei prezzi. I motivi del problema sono dovuti, inoltre, sia a dinamiche di speculazione finanziaria o manovre di cartello, sia alla crescente domanda.
Molti Paesi sono ripartiti con le attività più in fretta del previsto e il risultato è che le materie prime scarseggiano. L’aumento delle quotazioni dell’acciaio e dei prodotti siderurgici (come indicato nell’ultimo rapporto dell’Ocse) deriva da un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina e questo rimbalzo della domanda ha innescato un effetto al rialzo sulle materie prime e su tutta la filiera dell’acciaio, con conseguenze su tutto il mercato mondiale. Sono in atto, dunque, negativi fenomeni inflattivi e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, che stanno producendo straordinari incrementi dei prezzi di acquisto praticati dalle aziende fornitrici, nazionali ed estere”.
Spiega il Direttore Generale d’IMPRESA Saverio Motolese: “sono stati i nostri imprenditori associati a denunciare l’impatto negativo sulle proprie aziende che sta avendo l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali ed abbiamo raccolto alcune loro dichiarazioni a tal riguardo. Stiamo parlando ad esempio di un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, il legno è salito del 7% da ottobre 2020 ad oggi, mentre la gomma fa registrare +10%, il grano +13%, il mais addirittura +31%, il rame +26%, il ferro +38% e il petrolio +53%; oltre ad aumenti consistenti del cemento e di altri materiali utilizzati nel settore edile”.
Abbiamo raccolto alcune testimonianze di nostri imprenditori associati le cui aziende operano in quei settori maggiormente colpiti da tale fenomeno.
Giorgio Destro dell’Edilcommerciale Sabotino, azienda che opera nel campo delle costruzioni: “chi opera nel settore pubblico si trova in grande difficoltà e di conseguenza i fornitori e le imprese bloccano la firma di nuovi contratti e a rischio ci sono le forniture di molti cantieri. Le imprese sono in forte sofferenza perché tali incrementi, eccezionali e imprevedibili, si aggiungono alle già ingenti sofferenze finanziarie e patrimoniali dovute all’evento pandemico. La normativa attuale, il Codice degli Appalti, non prevede adeguati meccanismi di revisione prezzi; in tale contesto, quindi, le commesse non risultano più economicamente sostenibili. Il rischio è che nelle prossime settimane si debbano bloccare non solo le attività più piccole, che saranno le prime ad andare in crisi, ma anche i grandi cantieri delle opere pubbliche”.
Raffaele Loggia titolare di Loggia Industria Vernici: “la scarsa reperibilità e il rincaro delle materie prime è un problema che sta mettendo in allarme tutti i settori industriali, e non solo in Italia, spinto in parte da un aumento globale della domanda, soprattutto da parte dei produttori asiatici e in parte dalle difficoltà logistiche e di trasporto dovute all’assenza (e anche qui all’incremento dei costi di affitto) dei container vuoti per il trasporto delle merci. Il problema sta interessando anche le nostre aziende che esportano, le quali lamentano gli alti costi per il trasporto delle merci. Un anno fa noleggiare un container costava mediamente 1.500 dollari e oggi la spesa è arrivata a 4.300 (+186%) e non è nemmeno facile trovare i container. In particolare, le tariffe della Cina verso l’Europa sono aumentate del 142% e oltre il 100% per le rotte verso il Mediterraneo”.
Nel caso dell’arredamento, la situazione sta diventando di difficile gestione, spiega Luigi Gavillucci di CMG Centro Mobili Gavillucci imprenditore che opera in questo settore: “questi aumenti stanno influenzando in modo negativo le nostre commesse, perché le imprese si trovano oggi a produrre o consegnare lavori con prezzi di preventivo spesso bloccati, che non corrispondono ai costi reali sostenuti dalle aziende e questo porta a ridurre fortemente le marginalità. Inoltre, c’è il problema dei ritardi nell’approvvigionamento dei componenti di base, che rende molto difficile per noi gestire i picchi di produzione, soprattutto in un momento come questo, in cui l’andamento altalenante, a macchia di leopardo, dei mercati, necessita invece di una certa flessibilità nelle forniture”.
Raffaele Acanfora e Domenico D’Aniello, rispettivamente di Fgi Acanfora e Imballaggi D’Aniello, imprenditori leader del settore packaging di prodotti ortofrutticoli dichiarano: “oltre a essere un problema economico e finanziario l’innalzamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali rischia di limitare gli approvvigionamenti, di bloccare la produzione di alcuni settori come, ad esempio, quello del confezionamento speculare al settore farmaceutico, agricolo, alimentare e della grande distribuzione con la conseguenza di non riuscire a garantire la presenza di alcuni prodotti essenziali. Bloccare le filiere sarebbe davvero un grande pericolo sociale perché significherebbe bloccare le forniture. Non ci siamo fermati con la pandemia, sarebbe un paradosso doversi fermare adesso”.
Ai prezzi che sono cresciuti enormemente negli ultimi mesi, si sta aggiungendo, dunque, anche una carenza del materiale e questo rischia di portare al blocco di numerose linee produttive. Pensate alle aziende di stampaggio di materiale plastico e alle conseguenze negative che sta subendo questo settore nell’UE a causa della mancanza dei polimeri per produrre la plastica.Le aziende di trasformazione della plastica in tutta Europa segnalano difficoltà nel reperire le materie prime necessarie per mantenere in funzione la loro produzione e la situazione delle scorte ha raggiunto livelli allarmanti. Da dicembre 2020 la situazione è peggiorata rapidamente.
“Come risultato di tutto questo insieme – afferma Antonella Zonetti del gruppo Ansa Compositi e Futurplast – i prezzi dei polimeri sono aumentati drasticamente, raggiungendo livelli record, limitando di conseguenza le facilitazioni di credito e riducendo drasticamente i margini molto ridotti delle società di trasformazione. Ci sono circa 50.000 piccole e medie aziende di trasformazione della plastica in Europa, che devono far fronte alla carenza di materie prime e a significativi aumenti di prezzo senza alcuna leva nelle trattative con i produttori multinazionali di polimeri. Se la situazione continua in questo modo, sempre più aziende dovranno ridurre la loro produzione, portando in cambio carenze di prodotti in plastica come imballaggi alimentari o parti per l’edilizia o l’industria automobilistica”.
Conclude il Presidente Olivetti: “gli imprenditori lamentano il problema dell’impennata dei prezzi delle materie prime che si traducono in costi non prevedibili in quanto si collocano ampiamente al di fuori delle ordinarie oscillazioni dovute alle normali fluttuazioni del mercato. Tutta questa situazione sta mettendo in difficoltà i settori industriali alle prese con la gestione di una fase congiunturale molto difficile, caratterizzata da un progressivo calo della domanda e per questo motivo è molto complicato pensare che un’azienda riesca a trasferire alla fine del percorso i rincari pagati all’inizio dello stesso. Immaginate le conseguenze negative sul nostro già fragile sistema economico, che si potrebbero produrre da un ulteriore riduzione dei margini industriali, in un momento nel quale, invece, tende a crescere l’indebitamento delle aziende a causa della pandemia. Abbiamo chiesto al Presidente Draghi e ai Ministri Franco e Giorgetti un intervento normativo urgente e straordinario attraverso il quale riconoscere alle aziende gli incrementi straordinari di prezzo intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali dentro un perimetro di equilibrio basato sul principio di reciprocità. L’attuale sistema normativo di riferimento non prevede adeguati meccanismi di revisione prezzi”.